Definita, da Sant’Agostino «la veglia madre di tutte le veglie», la veglia di Pasqua è stata presieduta dal guardiano della fraternità dei frati minori cappuccini, fr. Carlo Laborde.
La Veglia articolata in quattro parti è cominciata fuori dalla Chiesa, lasciata completamente al buio. Fra Carlo dinanzi ad un braciere precedentemente preparato, ha accesso il cero pasquale benedice. Lo ha poi benedetto tracciandovi una croce, le lettere greche alfa e omega e le cifre dell’anno. Ha quindi preso cinque cinque grani di incenso e li ha conficcati alle quattro estremità e al centro della croce disegnata, a simboleggiare le cinque piaghe gloriose di Cristo, delle mani, dei piedi e del costato.
Quindi il diacono ha poi portato il cero pasquale, in chiesa, intonando per la prima volta “Lumen Christi” (la luce di Cristo), e il popolo ha risposto “Deo Gratias” (rendiamo grazie a Dio). Dal Cero Pasquale i fedeli presenti in chiesa hanno acceso la propria candela. Dinanzi al presbiterio il diacono ha quindi intonato per la terza volta “Lumen Christi” e così si sono accese le luci della chiesa.
“Fuoco e Luce” così si è aperta questa Celebrazione – ha ricordato il guardiano durante l’omelia. “Il fuoco è quello dello Spirito Santo che guida e sostiene la sua Chiesa; la Luce è quella del Cristo Risorto”. Nello spirito del Risorto, “la Chiesa di pone come Luce delle genti, come ha voluto ricordare il Concilio Vaticano II.
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